I giochi di una volta

Un tempo i ragazzi vivevano come in una sola famiglia, per la strada, per i boschi, senza differenze, magari organizzati per piccoli clan, distinti per affinità caratteriali e avevano pochissimi giocattoli comprati alle fiere ma, in compenso, avevano appreso dai più grandi e anche dagli anziani tutta una attitudine artigianale per fabbricarsi da soli i giocattoli tradizionali e apportarvi anche alcune innovazioni.
Oltre ai fucili di legno fatti intagliando dei piccoli tronchi, si costruivano i carrarmati, le frezze, le fionde, i camion a rimorchio con le strade e le ruspe, le slitte, le carrozzelle, le carriole, gli sci, le teleferiche e le bombe a carburo.
Vi era poi la grande voglia di automobile in tutti, a volte bastava un cerchio di legno a imitazione di un volante che si passavano intere giornate a correre per i sentieri ed a fare le manovre brum-brum.
Alcuni dei giochi più utilizzati dai giovani erano:

  • I carrarmati: erano ricavati con dei rocchetti di legno da filo delle mamme e delle nonne, vi si infilavano due capi di un elastico nel buco, avvolto e fermato, da una parte, a cingere un bastoncino di legno e, dall’altra parte ad un bastoncino più lungo, a far da leva. Prima di essere annodato sul secondo bastoncino l’elastico passava per un tondino di cera, bucato al centro, posto in aderenza alla faccia laterale del rocchetto. Girando il bastoncino più lungo si provocava un avvitamento nell’elastico che si caricava di energia e tendeva, come una molla, a srotolarsi. Poggiato il meccanismo a terra, l’energia scaricava la sua carica sul rocchetto di legno che iniziava a rotolare lentamente perché la cera, pressata sulla faccia laterale del rocchetto lo frenava, senza la cera la rotazione sarebbe statata molto più rapida e non vi sarebbe stato il moto di avanzamento della macchina rudimentale. Per far superare gli ostacoli al carrarmato venivano Intagliate le due parti estreme del rocchetto, che avevano un diametro più grande della parte centrale dove veniva arrotolato il filo. Venivano formate così delle grappe che permetteva al carrarmato di superare le asperità del percorso.
  • Le frezze: si prendeva una piccola forca di legno da un ramo, vi si legavano annodandole, due strisce di camera d’aria di bicicletta di uguale lunghezza. Agli altri capi, si legava un pezzo di cuoio ed era bella e pronta la frezza. Le munizioni erano costituite da semplici sassolini che, per la verità, venivano scagliati con pericolosa potenza.
  • Le fionde: erano realizzate da corde avvolte intorno ad un sasso che al roteare veniva scagliato con forza.
  • I camion a rimorchio con le strade e le ruspe: il via vai di camion carichi di legna che continuamente transitavano, stimolavano la fantasia dei ragazzi che utilizzando le scatolette delle sardine e similari legate con spago l’una dietro l’altra (camion a rimorchio), le facevano scivolare lungo vere e proprie tracce o stradine in miniatura, ricavate nel terreno ed aperte con delle lamine di metallo chiodate a pezzi di legno (ruspe). Questo gioco era molto creativo e socializzante, in quando sollecitava la fantasia, creava rapporti immaginari di lavoro, abituava a costruire delle cose in miniatura.
  • Le carrozzelle e le carriole: come un po’ in tutti i paesi, i ragazzi usavano tutti gli oggetti assimilabili alla ruota per cercare di costruire anche la più lontana imitazione dell’automobile, del motociclo o solo del ciclo. Era talmente forte la voglia di imitare lo “sciofferro” e di avere uno sterzo tondo tra le mani, che se si riusciva ad entrare nell’abitacolo di un veicolo, anche parcheggiato, ci si rimaneva per ore o giornate intere a sognare viaggi e manovre. Erano tante le creazioni in legno di imitazione delle automobiline a pedali e dei carretti con l’utilizzo di cuscinetti a sfera, ruote di legno, altri pezzi e rottami assimilabili a ruota ecc. Le carrozzelle venivano poi utilizzate a traino o nelle discese. Con due sole ruote ci si limitava a costruire una imitazione di bicicletta con trazione a passo. Le carriole erano realizzate con l’utilizzo di una sola ruota, ad imitazione delle carrette degli operai.
  • Gli sci e le slitte: con l’avvento delle grandi nevicate si fabbricavano sci e slitte di legno curvando delle tavole con utilizzo di acqua e calore. Si rubavano anche le scale in legno per simulare le slitte sulla neve.
  • Le bombette a carburo: dalle vecchie lampade ad acetilene o dalle officine dei fabbri si riusciva a rimediare qualche granello di carburo ed allora ci si improvvisava artificieri. Si prendeva un barattolo, se ne forava il fondo, lo si poneva capovolto su un granello di carburo inumidito, si aspettava un po’, tenendo occluso il foro con un dito, per permettere la formazione della miscela esplosiva all’interno, e appena tolto il dito si avvicinava una fiammella che, infiammando l’acetilene, faceva esplodere il tutto mandando in alto il barattolo. Oltre al gusto del botto si gareggiava sull’altezza raggiunta dal barattolo.

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